La Musica e noi ( La Signora delle Camelie, secondo Cassandro e Sergio Sestolla )

dal parrucchiere3Una di queste mattine dalla parrucchiera leggevo di quanto la musica possa influenzare la nostra vita. Be’ certo, non c’era bisogno che qualcuno me lo venisse a dire, perchè ognuno di noi ha sicuramente delle musiche che hanno fatto e fanno la colonna sonora della loro vita.La musica è un tema che si insinua ogni giorno all’interno delle nostre vite e ancor prima della nascita è per noi un elemento di forte impatto e caratterizza il nostro presente, i ricordi legati al passato, i pensieri e gli stati d’animo.musica1
Anche durante le nostre spese nei supermercati la musica ci segue. Se c’è una melodia calma, lo ammetto, indugio di più fra gli scaffali. Se invece trasmettono quelle musiche urlate, arrabbiate, faccio prima a uscire che a entrare.

Dal mio dentista solo dolci musiche rilassanti. Che quasi dispiace alzarsi da quella poltrona…
A casa mentre sfaccendo o cucino ascolto la radio la mia cararadio Margherita solo musica italiana, mi fa ascoltare canzoni di un lungo lasso di tempo, dai tempi della mia mamma ai tempi nostri. Ed ogni canzone, quasi un’emozione… canticchiando il tempo scorre veloce e tutto risulta più piacevole.

D’altronde è appurato che pure gli animali come mucche o galline, producono di più a tempo di musica!!! La musica classica nel pollaio sembra che induca rilassamento e benessere ; infatti è stato riscontrato il diminuire di comportamenti aggressivi e un miglioramento nella produzione di uova (uova più numerose e anche più grandi!).

Mozart scrisse addirittura un concerto per le galline. Intitolato ” Il Concerto Nel Pollaio ”

Le mucche che ascoltano Mozart producono più latte, invece Wagner e il Jazz le rendono nervose…

Pure le piante hanno reazioni diverse a seconda della musica.

“Un contadino dell’Illinois (Usa) piantò due serre che si trovavano nelle stesse condizioni di fertilità, umidità e temperatura, gli stessi semi; in una serra applicò degli altoparlanti che diffondevano musica 24 ore su 24. Dopo un certo periodo si accorse che nella serra dove era diffusa la musica il mais era germogliato più rapidamente, il peso della pannocchie era maggiore e che il quoziente di fertilità del terreno era aumentato; le piante più vicine agli altoparlanti erano rovinate per effetto della vibrazione sonora.
Il successo fu così grande che adesso in Canada si utilizza la musica per le colture e si è osservato che le vibrazioni sonore sono in grado di distruggere un particolare microrganismo parassita che attacca il mais.”

Purtroppo anche durante le guerre la musica veniva usata per intimorire l’avversario. Gli scozzesi avanzavano suonando le cornamuse.

Altri, suonando il tamburo…

I nazisti nel 44 usarono nei loro filmati propagandistici durante le evoluzioni in volo degli aerei della Luftwaffe , il famoso brano musicale
della celeberrima Cavalcata che apre il terzo atto di La Valchiria, seconda opera della Tetralogia di Richard Wagner.

Anni dopo il regista Francis Ford Coppola, usò lo stesso brano per il film Apocalypse Now , una scena che nessuno di noi può dimenticare….

Ora alcuni studiosi hanno scoperto che la musica può condizionare persino i sapori.
Generi di musica diversi possono suscitare emozioni differenti che si ripercuotono anche sull’apprezzamento o meno di alcuni alimenti. D’altronde non serve essere scienziati o veri intenditori per capire che mangiare in un ristorante rumoroso o con pessima musica non sia un’esperienza gratificante anzi penso sia accuratamente da evitare. Non so a voi, ma a me da parecchio noia la musica nei ristoranti. Il piano bar per esempio che invece amo molto, mi impedisce di mangiare perchè o ascolto la musica, oppure mangio… e quella rumorosa mi toglie l’appetito!

 

E’stato appurato che le frequenze gravi aumentano la percezione dei sapori amari, mentre quelle alte amplificano i sapori dolci. L’effetto funziona molto bene con il caffè o il cioccolato fondente. Assaggiandone un pezzo mentre si ascoltano suoni bassi o alti, cambia la consapevolezza del sapore da dolce ad amaro. E pure gli aodori possono subire cambiamenti a seconda della musica… Si è scoperto che il pianoforte è perfetto in abbinamento con canditi, prugne secche e fiori di iris, mentre gli ottoni rendono l’odore di muschio più intenso. Stesso discorso riguarda la degustazione di vino che può assumere particolari significato abbinato ad un genere piuttosto che ad un altro.

Nonostante queste ricerche vengano usate per scoprire cosa può farci consumare di più. Io resto dell’idea che un ristorante deve restare silenzioso proprio per farci gustare meglio il cibo!!!

E sotto Natale? Quale musica per eccellenza preferite??? Io ho scelto questa per farvi gli auguri… mi sembra la più bella, significativa e piena di atmosfera!!!! Auguri quindi, a tutti Voi e alle Vostre famiglie.

Festosamente vostra, Vitty.

Autore: vittynablog

Mi piace scrivere e condividere le mie idee con quelle degli altri

32 pensieri riguardo “La Musica e noi ( La Signora delle Camelie, secondo Cassandro e Sergio Sestolla )”

  1. Quando voglio tirarmi su il morale con la musica metto sempre le canzoni di Cochi e Renato. Invece quando sopratutto da ragazzo avevo bisogno di un momento di introspezione, per riflettere e ritrovarmi, mi facevo dei viaggi interi con gli album dei Pink Floyd.
    Grazie degli auguri. Auguri anche a te…

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    1. Eh, Giordano, Cochi e Renato piacciono molto anche a me, con quelle canzoni un po’ nonsense riescono davvero a farmi sorridere!! Bei tempi quando si seguivano alla tv in bianco e nero!!!

      Invece sui Pink Floid non posso dirti niente perchè credo di non averli mai seguiti. Magari se mi lasci il link di una loro canzone che preferisci potrò farmi un’idea! io sono più per le musiche melodiche, però a suo tempo non disdegnavo, anzi mi piacevano proprio, i Creedence Clearwater Revival e questa era la mia preferita

      l’avresti mai detto??? 🙂

      Auguri carissimi anche a te e ai tuoi cari. Ti abbraccio! ❤

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      1. Proud Mary, ma sì che la conosco! 🙂
        E scommetto che ti piaceranno i Pink Floyd… Capirai che sono molto introspettivi… Ti do due link. Con il primo ti svelo anche un segreto, se non lo conosci, ovvero come fare ad avere una lista di canzoni famose di un autore di cui non conosci niente. Basta andare su Google, digitare il nome dell’artista e aggiungere la parola “canzoni”. In genere, Google ti proporrà in alto delle indicazioni circa proprio le canzoni più famose di quell’autore. E il primo link è questo:
        https://www.google.com/search?client=avast&q=pink+floyd+canzoni
        La mia canzone preferita dei PF forse è la seguente, contenuta nel loro album più celebre, The wall… 😉

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      2. Grazie della dritta Giordano, per poter trovare le canzoni di qualche gruppo o cantante che vogliamo conoscere meglio. Così è stato con i Pink Floid. Qualcuna la conoscevo ( ma non sapevo fossero loro ) e quella che hai scelto tu, è davvero bella, Ti ringrazio per avermi aiutato ad allargare i miei orizzonti musicali!! 🙂

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  2. Che articolo interessante! Per me la musica è veramente vitale, infatti quando attraverso dei momenti no non la ascolto quasi mai: per me significa soprattutto svago, serenità se non addirittura gioia, per cui se sono triste e stanca non riesco a sintonizzarmi su nulla. E’ come se fosse un amplificatore dei miei sentimenti: se sono felice, ne ascolto tanta. Se non lo sono, tutto tace. In genere non sopporto i suoni forti, odio il baccano fuori contesto, spesso lotto contro la mia famiglia per poter abbassare il volume della tv. Detesto il rumore, avverso spesso il bisogno di un sottofondo appena percettibile se non addirittura di un silenzio tombale. Insomma non so se questo c’entra col il tuo post, però una cosa è sicura: la musica è fondamentale per me, è un collante di ricordi ed un esternatore di emozioni a cui non potrei mai rinunciare!
    Buon Natale e un abbraccio!

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    1. Come sono belle Paola, le tue parole sulla musica! Sono ariose , luminose…oserei dire musicali!!!

      Ti ringrazio per questa confidenza, per esserti aperta come non mi sarei aspettata perchè ho capito che sei una persona molto riservata.

      D’altronde la musica riesce a toccare tasti a noi sconosciuti che ci fanno davvero vibrare. Platone sull’argomento diceva : ” La musica è amore di bellezza. Colui che possiede anima musicale, potrà amare gli uomini ”

      E Tu si può proprio dire che l’anima musicale la possiedi eccome!!!!

      Buon Natale anche a te carissima, contraccambio l’abbraccio!!! ❤

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  3. Complimenti, Vitty, per il bel post, ricco di notizie piacevoli che toccano di certo la nostra vita, e almeno per me in parte nuove, come ad esempio “Il Concerto nel pollaio” di Mozart: conoscevo “Il carnevale degli animali” di Camille Saint-Saëns, ma questo no. Come vedi dal blog si impara sempre. Grazie.
    Commentarlo è impresa ardua per me e Sergio Sestolla, che concordemente però non ci esimiamo dal gradevole compito di intervenire in questo post musicale dal beneaugurante titolo “La musica e noi” (Ed è a quel “noi” che ci riferiamo).
    Ed ora spiego il perché.
    Prima di tutto non ti meravigliare pertanto del plurale (io e Sergio) in quanto, nelle nostre consuete divagazioni nei lunghi anni trascorsi a poetare ( sic), insieme abbiamo (con un ardire non consueto) elaborato una ripresa in versi della stranota Traviata ( tratto da “La Signora delle Camelie di Alexandre Dumas figlio), scritta alcuni anni fa per una recita a seguire dopo una edizione estiva della stessa (recitata dagli stessi personaggi che avevano in precedenza cantato l’opera in forma di concerto).

    Nella speranza che non ti rubi molto spazio e si abbia la pazienza di leggerla (per fortuna ora cominciano le vacanze natalizie) la invio, e risolviamo così il detto “noi”, musica cioè con riferimento più che alla parte sonora, che pur sempre, come scrive Paola C, è sempre “collante di ricordi ed esternatore di emozioni”, a quella recitativa, volta anche a evidenziare come si è evoluto il linguaggio dopo un secolo.

    Per notizia, è questa la quarta collaborazione fra me e Sergio (lo vedi che ogni tanto andiamo d’accordo!), avendo già scritto insieme le due commedie inedite, di cui a volte abbiamo parlato, e cioè “Non c’era una volta” (con una lei un po’ antipatica per noi e a te simpatica) e “Una storia astratta” (con una lei dolcissima per tutti), nonchè la raccolta “Le avventure di Nicoletta” (favole per bambini).

    Certo è un procedimento difficile da spiegare il nostro: in pratica ognuno di noi scrive una composizione sul tema che ci siamo proposto, e in parte sceneggiato, e la sottopone all’altro che la valuta e dà eventuali suggerimenti o la prosegue (un po’ come i film dei Fratelli Taviani, dove in alternanza una scena veniva girata da Vittorio ed una da Paolo), per cui le relative composizioni nel nostro caso rappresentano un mix, con una ovvia prevalenza di chi scrive per primo (quando non ci confondiamo, dato che non siamo molto ordinati nella custodia degli scritti).

    Ecco quindi:
    Cassandro e Sergio Sestolla
    LA__ SIGNORA__ DELLE__ CAMELIE . . . OGGI

    P R I M O A T T O
    ===============

    AMORE . . . AMORE . . . AMORE ( Lei )
    Amore . . . amore . . . amore, voglio amore,
    per questo prendo tutto alla giornata,
    perchè l’amor non è un calcolatore,
    o cosa da venire programmata.
    Esisto in quanto amo e quindi vivo
    intensamente ciò in cui mi avventuro,
    però nella memoria nulla scrivo
    per non aver ricordi nel futuro.
    Per me i ricordi son solo rimpianti,
    che indietro non riportan ciò che fu:
    così, baci leggeri o tracotanti
    appena dati non ci sono più.
    Sono scomparsi . . . Non ci sono santi!
    . . . come di sassi in mare. Glu . . . glu . . . glù.
    S I N F O N I A (Lui)
    Nella gran sinfonia della vita
    tu, cara, rappresenti un “allegretto”,
    chè rendi ogni giornata assai gradita
    con quel modo di fare così schietto.
    Tu sei pertanto il primo movimento . . .
    o il terzo . . . mentre io, meno esaltante,
    forse sarò il secondo . . . quello lento,
    quello pensoso . . . in genere l’”andante”.
    Però insieme a te poi salto il fosso,
    chè se mi girerai attorno un po’,
    appena dal tuo brio sarò scosso,
    il quarto movimento diverrò,
    cioè un “andante”, sì, ma “molto mosso”,
    che . . . se ti abbraccio . . . chiude in un “rondò”.
    E la tonalità? . . . Con te, amore,
    che dubbio c’è? . . . sarà modo maggiore!
    LA PRIMA VOLTA ( Lui )
    “Ma cosa fai?” dicesti, e mi guardasti
    . . . con le mie labbra ti sfioravo già . . .
    girasti il volto . . . un lampo . . . e mi baciasti
    per prima tu, con quella intensità
    che non ho più trovato, sì, perchè
    tu lo facesti…furiosamente,
    godendotela tutta . . . tutta: beh,
    quel bacio è fisso qui, nella mia mente!
    Ricordo. Al “cosa fai?” la bocca apristi,
    ed alla mia con foga l’incollasti,
    e qui…e qui . . . Ecco, reagisti
    come chi conosce bene i gesti,
    e sa suonare tutti quanti i tasti,
    perchè Amor non fugga mai . . . ma resti.
    E poi concesso hai che entrassi in te . . .
    e tutto diventò celestiale.
    Null’altro mi ricordo . . . solo che
    accolto fui come uno che vale.
    E l’impeto rimase nel cervello
    chè mi bloccai tosto, incantato,
    svanito quasi…sì, siccome quello
    che vien da fatto magico toccato.
    Che incanto infatti la tua morbidezza,
    la tua dedizione assoluta
    in quell’amplesso fatto di dolcezza,
    di gioia forte e intensa, e perciò muta,
    scandita dal tuo muover con lentezza
    la tua persona, che anche in ciò mi aiuta.
    P R E N D I ( Lei )
    Tu nella vita ti lamenterai
    di ciò che lasci, no di ciò che prendi:
    piglia pertanto, sia che sali o scendi,
    . . . che vieni o resti . . . sai o non sai.
    Afferra, acchiappa poi senza ritegno
    se sol t’accosti al campo dell’amore:
    il tempo passa, la bellezza muore,
    la vita tutto al più è appena un segno.
    Che cosa la credevi? . . . architettura?! . . .
    sfida dell’uomo al cielo?! . . . dardo al sole?! . . .
    E’ immagine – sol questo – che non dura,
    o dura quanto un mazzo di viole,
    quanto un’ecclisse che la luna oscura,
    o lo sfrecciare in mar di lieve iole.
    Non voglio dirlo, pure se lo penso,
    che questo ha per me, purtroppo, un senso.
    T A N G O ( Lui )
    – “Io t’ho trovato che sapevi fare
    l’amore molto bene, che baciavi
    assai meglio di Gilda: eri un mare
    ove affondavo quando t’accostavi . . .
    Chissà chi debbo tanto ringraziare?
    . . . Comunque era così e con me stavi.
    Non ti stancavi mai della passione
    che ti squassava e che mi trasmettevi,
    anzi coglievi al volo ogni occasione
    perchè questa crescesse e in tempi brevi
    ci ravvolgesse . . . Eri una canzone
    dai toni acuti, gravi, forti e lievi.
    Suonavi in tutte le tonalità,
    eri modo maggiore e mai minore,
    se pur da altri avevi avuto il ‘la’
    ora donavi a me onde sonore
    d’intensa e nuova musicalità,
    d’impeto nuovo e di nuovo tenore.
    Non eri fotocopia del passato.
    Aveva un peso, sì, l’esperienza,
    ma tu quel seme avevi rinnovato
    e fatto fiore di diversa essenza.
    Nel mio giardino ormai sta piantato,
    che tal più non sarà se sarà senza.
    Ah, quanto veri i versi, amica mia,
    di quel famoso tango: . . . Gelosia!”
    I E R I E D O M A N I ( Lei )
    Ho sempre avuto un cuore molto attivo,
    e ciò ti ha fatto sospirar: ‘Peccato!’,
    con l’aggiunta di: ‘io non arrivo
    mai primo in te . . . chè un altro già c’è stato!’
    Che dirti non lo so . . . mi costa caro
    ora quello che ho fatto in precedenza,
    ma, sai?, vivevo al buio, senza un faro,
    . . . e forse senza troppa intelligenza!
    Soltanto ora io t’ho conosciuto!
    Ti prego quindi non mi rinfacciare
    ciò ch’è morto e sepolto, ma in aiuto
    vieni piuttosto a me, e senza scrutare
    trasmettimi di te quello che puoi.
    Il mio futuro sta nelle tue mani . . .
    io te lo dono . . . accoglilo, se vuoi . . .
    scorda il mio ieri . . . pensa al mio domani!
    MEZZO BIANCO E MEZZO NERO ( Lei )
    Ma tu mi fai morir dalle risate!
    . . . ma come ci può mai essere al mondo
    chi come te ancor crede alle fate?
    . . . Ma tu la società l’hai vista a fondo? . . .
    Chi sono, di’, secondo te i briganti?
    quelli che hanno l’archibugio in spalla?
    . . . o non piuttosto i molti che hai davanti,
    che stando sopra agli altri stanno a galla…
    che avanzano ogni giorno più pretese,
    che fan tornare a sera gli altri stanchi
    alle lor case senza luci accese.
    Guardati sempre dai colletti bianchi!
    . . . E, di’, ‘traviate’ son solo le donne
    che battono per strada su e giù?
    . . . fingon d’amare tanti ma le gonne
    solo per lavorar tirano su?
    …ed è un lavoro, sappi, degradante,
    falso perché non puoi tu confidare
    che senza alcun piacere in ogni istante
    muori affogando in acque poco chiare.
    . . . E santo e pio infine è chi va in chiesa,
    Iddio prega e poi il compagno fotte?
    . . . oppure chi in silenzio sta a difesa
    dei semplici, siccome Don Chisciotte?
    Aprili gli occhi! . . . Non far come quello
    che taglia con l’accetta il falso e il vero,
    e che separa netto il brutto e il bello:
    c’è pure il mezzo bianco e il mezzo nero!
    L A ” S T E L L A ” ( Lui e Lei )
    — “Ognuno a questo mondo ha una condanna,
    che a volte vien chiamata pure ‘stella’:
    da quando nasci fin che vai a nanna
    sempre ti seguirà, sia brutta o bella.
    Esempio, chi è ricco è condannato
    a non capire manco da lontano
    …lo sai…se amor di donna è spensierato
    o mezzo perchè uno apra la mano;
    mentre per il non ricco è l’inverso,
    e il suo destino è di desiderare
    sempre qualcosa e di sentirsi perso
    ne caso che una una donna voglia amare.
    E la mia ‘stella’? . . . di fermarmi spesso
    a studiare il mondo e la sua gente,
    e di pensare in modo un po’ complesso
    ma inutile perché controcorrente”.
    — “Tutto sommato credo che ti vada
    ancora bene . . . chè tu puoi, amore,
    tenere ancora tutti gli altri a bada,
    mentre io no, perchè ‘stella’ peggiore
    . . . quella dell’allegria . . . mi sovrasta,
    che mi fa arrabbiar come una negra
    quando vorrei dire al mondo: ‘basta!’,
    e invece resto sempre…quella allegra.
    Ma che ne sai tu che vuole dire
    brindare fra la gente col sorriso
    pur se ti assale noia a non finire
    o il cuore di tristezza tieni intriso?
    D’altronde questa ‘stella’ me ne ha dato
    . . . ah, se me ne ha dato di successo!
    anche se debbo dir che l’ho pagato,
    e a caro prezzo, quando senza nesso
    per gli altri sorridevo . . . e sorrido,
    prendendo in giro . . . più che questi . . . me.
    Come vorrei, ah, io farmi un nido
    e viverci…per come son…con te!
    Ma prima o poi questa ‘stella’ ingrata,
    sì, la seppellirà la mia risata”.
    P E N S I E R I
    (Lui)
    Sono i pensier d’amor come formiche
    che appaiono di botto nelle case,
    e stanno lì finchè da buone amiche
    tranquille se ne tornano alla base.
    Come non puoi contro loro agire
    così tu quei pensier devi accettare,
    vengono se vogliono venire
    e vanno via quand’è l’ora di andare.
    (Lei)
    Lottar per non averli è impresa vana
    se nel tuo ciel s’è accesa nuova sfera,
    che fa vicino a te pur chi è lontana,
    che viva rende anche una chimera
    e certa la speranza più arcana.
    Di aver tali pensieri sempre spera
    (Lui e Lei)
    Quante formiche in mente questa sera!

    S E C O N D O A T T O
    ==================

    CREDERMI DEVI ( Lei )
    Credermi devi . . . non sapevo che
    al mondo si potesse tanto amare!
    Ma t’ho incontrato . . . e l’ho visto da me
    come una donna si possa annullare
    e assurgere da ciò a nuova vita . . .
    E rinnovarsi . . . E diventar più bella . . .
    Sì, sfolgorare come all’uscita
    nel ciel di notte nero nuova stella . . .
    Solo per l’altro splendere…per chi
    è diventato il suo riferimento,
    colui al quale voler dire “sì”
    già prima di conoscerne l’intento,
    e accendere il suo cuore lì per lì
    con uno sguardo o con un gesto lento.
    Credermi devi . . . ancora me lo chiedo
    se sogno, e di sognare non mi avvedo.
    B A C I ( Lui )
    Fissandoci negli occhi e ad occhi chiusi
    passiamo ore ed ore a baciarci,
    in un respiro solo stiam confusi
    come se non dovessimo lasciarci.
    Ma tutto finirà, chè non c’è cosa
    che dura eterna per l’eternità:
    questione sol di tempo, anche la rosa
    odora odora ma poi sfiorirà.
    Perciò, finchè possiamo, fortemente
    diamoci baci, fino a farci male
    …torniamo quindi a farlo lievemente
    sciogliendoci siccome in acqua sale.
    Le calde labbra mie tienile in pegno
    mentre accarezzo quelle tue col dito
    per ricordare il dolce lor disegno
    appena tutto ciò sarà finito.
    Ma prima di quel dì facciamo ancora
    quel che abbiam fatto giorno dopo giorno,
    baci su e giù, a dritta, a manca, a prora,
    dal sorgere del sole . . . al suo ritorno.
    G I O R N I S O V R A N I ( Lei )
    Che giorni questi . . . ah! . . . giorni sovrani,
    in cui ci assaporiamo da ogni parte,
    . . . le vivo e le ricordo le tue mani,
    veloci . . . il loro muoversi con arte
    sopra di me . . . e sotto . . . e attorno attorno,
    . . . e il tuo respiro caldo come mai
    sul collo . . . e poi il mio “Ciao” e il tuo “Buongiorno”,
    e quindi ancora io: “Come stai?” . . .
    e tu senza risposta a respirare,
    ad inghiottir l’odor della mia pelle
    . . . ed io ferma lì, ferma a gustare
    quell’attimo sognato con le stelle
    sol poche ore prima . . . Era questo
    l’inizio d’ogni giorno . . . era l’effetto
    di ritrovarci e poi . . . poi c’era il resto! . . .
    Giorni sovrani, sì . . . l’ho proprio detto!
    IL SONNO DELL’AMORE
    (Lui)
    Dormire dopo aver fatto l’amore
    è dolce forse più dell’amor stesso,
    precipiti in un mondo senza odore
    e qui diventi statua di gesso.
    Giù . . . giù . . . sempre più giù . . . nell’aldilà
    di botto ti ritrovi e non sai come
    – nè t’interessa – a galla tornerà
    il corpo tuo che non ha più nome.
    Sei diventato nube . . . forse cielo . . .
    o forse sei il centro della terra . . .
    o schiuma che per mar va pelo pelo.
    Nulla nella tua mente più s’inserra:
    su questa par che sia disceso un velo,
    che con il mondo non ti fa più in guerra.
    ° ° °
    (Lei)
    Fare l’amore, certo, mi piace,
    però più che dell’atto in sè per sè
    adoro il corpo tuo quando giace,
    stanco alla fine, tutto su di me,
    . . . nonchè sentirti il cuor come un tamburo
    battere forte forte sopra il mio
    per acquietarsi poi in sonno duro,
    sonno che t’ho donato solo io.
    . . . Ed è un peccato che non puoi capire
    cosa vuol dire averti abbandonato,
    col corpo che mi schiaccia ed avvertire
    però solo il calore del tuo fiato,
    il tuo scendere in me, e qui morire
    …finchè, mio caro, non ti avrò svegliato.
    L ‘ I D E A L E (il padre di lui a lei)
    Esistono al mondo dei valori
    che tu non puoi disperdere così:
    la fedeltà, avere dei candori,
    vivere chiara come il mezzodì.
    Non puoi ritenerti in un deserto,
    pensare solo a te, al tuo piacere:
    chi sta al tuo fianco deve essere certo
    che le tue tenerezze sono vere,
    che c’è nella tua testa solo lui,
    e, aggiungo, che c’è stato anche in passato,
    quando ti era estraneo, per cui
    è l’ideale suo che hai amato.
    Ma se sei stata d’altri un po’ diversi
    non credere che or possa durare:
    làscialo allora…al vento sian dispersi
    i sogni da cui il sol non può spuntare.
    Quando si sa che amare non si può
    …o non si deve…è meglio dire “no”.
    SANTA O NON SANTA (il padre a lui)
    Mai fermarti al volto della donna…
    chè lì non ci sta tutto . . . lei la faccia
    la cambia, eccome!, sì che una Madonna
    ti può sembrare quella che va a caccia.
    Non la guardare mai, figlio mio,
    nel viso per saper quello che è:
    troveresti ‘il Dio che non è Dio’,
    e tardi ne sapresti tu il perchè.
    Guarda piuttosto come lei si siede,
    come le gambe incrocia o le accavalla,
    come in avanti e indietro smuove il piede,
    come si stringe o spinge quando balla.
    Ciò che la donna fa e perchè lo fa
    manco Domineddio lo può capire
    . . . tu pensa te! . . . che arrivi, guardi e olà . . .
    com’è, e come sarà, vuoi scoprire.
    Più facile sarebbe un terno al lotto! . . .
    Mica ci stan gli schemi di una volta! . . .
    se li è portati via il Sessantotto
    – ma dove vivi mai? – quindi ascolta
    . . . ascolta ciò che tuo padre ti dice:
    non c’è più posto per gli stilnovisti,
    scomparse son “la Pia”, ”Beatrice”
    e la “Francesca”…è quella di Battisti.
    Devi capirlo: chi veste di rosso,
    e sta abbracciata a un altro è proprio lei,
    pur se non vuoi crederlo: al fosso
    Susanna or mostra ai vecchi pure i nei!
    Gli Dei in cielo non ci stanno più . . .
    sono caduti . . . sàppilo anche tu!
    I L B A R O ( Lui )
    No, all’ “acqua passata” non ci credo,
    all’ “ahimè, non lo farò mai più!”,
    all’ “ero un’altra e solo adesso vedo
    come ho giocato la mia gioventù”.
    Ma che “programmi nuovi” e “nuovi scopi”! . . .
    L’anello d’oro quando ha troppo rame
    rosso diventa poi . . . la gatta i topi
    li acchiappa pure quando non ha fame.
    Incombe su di noi il nostro passato,
    nessuno lo può mettere da parte,
    al mondo ognuno resta quel che è stato:
    esempio, il baro . . . se bara con arte
    sempre più assi avrà e avrà fregato
    chi gioca con un sol mazzo di carte.
    E in questo esempio è abbastanza chiaro
    a chi io pensi nel parlar del baro.
    VATTENE VIA! (Lui)
    Vàttene via . . . via! Vàttene via
    con queste forme estreme di bellezza
    . . . d’incanto . . . da portare alla pazzia . . .
    allo gioir d’amor con sfrenatezza!
    M’hai dato tutto: il cielo . . . il paradiso
    …e forse anche di più, se “il più” c’è…
    Ancora mi slanguisco al tuo sorriso,
    al tuo: “Sono tua . . . Eccomi a te!”
    E non capii che eri…terno al lotto
    anche per altri al tempo stesso, jena!
    Per cui or che ho pagato anch’io lo scotto
    vàttene via! . . . Dovunque . . . Però a Siena
    lontana stai da Via di Salicotto:
    non puoi abitar lì, nè farvi scena.
    Come “perchè?” . . . Perchè in quella contrada
    si proibiva ciò a donne di strada.
    ————
    (Nota)
    Targa apposta in Siena all’inizio
    ed alla fine di Via di Salicotto
    IL SER.MO PRENCIPE
    MATTIAS HA PROIBITO
    CHE NELLA STRADA
    MAESTRA DI SALICOTTO
    POSSINO HABITARE
    MERETRICI.AGOSTO MDCXXXI
    IL XXX DI NOVEBRE
    PENA CATURA E ARBITRIO

    T E R Z O A T T O
    ===============

    S E N Z A S C O P O ( Lei )
    Alzarsi la mattina senza scopo,
    truccarsi un po’ soltanto per levare
    quel brutto colorito grigio topo
    di chi tutta la notte sta a pensare.
    Guardare alla finestra il primo sole,
    saper che sarà alto . . . che andrà via . . .
    ed in quest’arco io le tue parole
    udire non potrò, chè compagnia
    di altri avrai avuto . . . Ma perchè,
    perchè hai scelto di stare lontano
    e credere che questo basti a me
    perchè possa scordare la tua mano,
    il tuo sorriso e quelle cose che
    facevan me colomba e te gabbiano!
    Mi opprime or che te ne sei andato
    pur questo cielo immenso, smisurato.
    HAI FATTO MALE A STARE MALE
    (Lui)
    Hai fatto male a stare male. Ora
    mi hai costretto a prender atto che
    mi manchi se mi manchi, e mi addolora
    considerare in generale ” . . . e se
    . . . per un caso qualsiasi . . . decide
    di lasciarmi solo che farò?”
    Certo, lo so, ormai non ci si uccide
    se un amor finisce. Sì, però
    si chiuderà di certo un orizzonte,
    anche se altri il tempo ne aprirà
    – me l’hai insegnato tu – e un altro ponte,
    caduto questo, si ricostruirà.
    Sarà! . . . però, mia cara, ad altra fonte
    di dissertarmi proprio non mi va.
    E poi non sei caduta da cavallo,
    non hai deturpato il tuo bel volto,
    lo so che è soltanto un intervallo,
    che passerà il male che ti ha colto.
    Pur se non sei la Pallavicini,
    nè Foscolo io sono, in questo istante,
    stai male, come quella, tra i cuscini,
    e come quello io son trepidante.
    Che non darei in questa occasione
    per posseder la penna assai forbita
    del rosso Ugo e fare una canzone
    anch’io all’amica un po’ avvilita?!
    . . . la qual come Luigia è sempre stata,
    scoppiettante di vivacità,
    ardita e pure un po’ spregiudicata,
    lei stando in sella, tu in società.
    Ma tutto finirà. Come cometa
    ritornerai in cielo inghirlandata,
    ed io, sulla scia di quel poeta,
    riscriverò “All’amica risanata”.
    Guarisci . . . e che il riso tuo mi sferzi
    a tornar lieto. Uhè, “nun famo scherzi!”
    (Lei)
    Grazie. Speriamo! . . . Ascolta ora però
    — non posso a questo punto farne a meno —
    ciò che ho da dirti…tutto ciò che ho
    nel cuore, che non sa più stare a freno.
    Ma tu, ti prego, assegna alle parole
    che sto per pronunciare il giusto senso:
    non ne possiedo tante, ho queste sole,
    ma molto, molto più, è quel che penso.
    “Tienile strette strette le mie mani,
    stai sempre accanto a me, sii tu il mio scopo,
    sii tu l’after day, il mio domani,
    sii tu la realtà del giorno dopo!”.
    Lo so che incombe sempre più la sera,
    ma il cuor mi monta come una marea
    se sol ti ho vicino . . . e spera . . . spera . . .
    Sì, la speranza è l’ultima dea.
    Ed ora, scusa, debbo andare via . . .
    Tu resta . . . Non mi puoi accompagnare . . .
    Ripensa a ciò che ho detto, anima mia,
    ripensaci . . . ma non lo raccontare.

    BUIO__CALA__ LA__ TELA

    Cara Vitty, scusa la lunghezza inconsueta, la quale non si ferma qui: infatti, ad abundantiam (ci vuole faccia!) non mi resta di dire che qualora lo si desiderasse potrebbe Sergio — che qui vicino a me sta scalpitando perché ho preso io l’iniziativa di scrivere il commento — inviare, per una maggiora comprensione della storia di Violetta (che, anche se è ben nota a tutti, ogni tanto sarebbe bene ripassare per i notevoli suoi risvolti sociali), una breve indicazione dei principi ispiratori della presente ripresa in versi dell’opera principale di Verdi a due mani, anche se poi ognuno di noi a livello individuale firma le proprie composizioni, sempre che si ricordi di averla scritta, data che nella fattispecie la simbiosi è quasi assoluta..
    Ciao. Ancora “Grazie” per l’ospitalità e un grandissimo affettuoso “Buon Natale” a tutti da parte di noi due.

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    1. Come ha anticipato Cassandro, presento la breve “premessa” alla ripresa in versi de “La Signora delle Camelie”, alias “Traviata”, per una maggiore comprensione di quanto da noi scritto, o meglio, per evidenziare i criteri che ci hanno suggerito questa ripresa.

      Eccola quindi sperando che non stanchi i tuoi lettori

      INIZIO

      LA SIGNORA DELLE CAMELIE…EROINA SFORTUNATA O FORTUNATA?

      Se si pensa a quale è stato il suo destino, sia nel romanzo ed ancor più nella sua trasposizione musicale, la Signora delle camelie si presenta come un personaggio a dire poco “per nulla benvoluto dal Cielo”:

      1) affetta da tubercolosi polmonare fin dalla più tenera età, come può dedursi dal fatto che aggravandosi muore poco più che ventenne (rapportata ai tempi d’oggi ancora una ragazzina),

      2) amata — per non dire, più realisticamente, “posseduta” — da uomini più vecchi di lei, con i quali è quanto meno pensabile che avesse dovuto intrattenere licenziosi rapporti d’amore (i vecchi non si accontentano di un amore “semplice”), simulando un trasporto di certo non invidiabile (provate a rifletterci attentamente un attimo come una persona giovanissima, “con quella testolina graziosa”, profumata, “esilissima”, sensibile e viva possa godere nell’amplesso di un…anziano, forse anche grasso, forse poco olezzante, e forse, dato il tipo di frequentazioni, pure incolto, anche se discendente di nobile stirpe),

      3) innamorata di un giovane bello, idealista ed ancor pieno di quella vita che a lei sta per sfuggire, è costretta ad abbandonarlo (non interessa per colpa di chi o di cosa), e privarsi quindi dell’unica persona verso la quale, per la prima volta (che poi sarà l’unica), il suo essere ha pulsato di ardore vero, e con la quale era entrata in quella dolce, inspiegabile (“lingua mortal non dice quel ch’io sentia in seno”) totale “datio animae corporisque”, sulla cui assolutezza v’è traccia pure nei versi di F. M. Piave (“amor ch’è palpito dell’universo intero, misterioso, altero, croce e delizia al cor”),

      3) beffata dal fato in quanto ritrova il suo amato sogno, ma da questo riceve solo gretto disprezzo ed ingiuste offese…(e qui mi fermo in quanto sulla sua non lontana, presagita fine la pietas spinge a non intrattenersi).

      Eppure Margherite Gautier o Violetta Valéry, chiamiamola come vogliamo, ma è sempre lei “La Signora delle camelie”, può dirsi una donna fortunata per un duplice ordine di motivi:

      1) ha ottenuto un posto (attenti: ne stiamo già parlando come di una persona effettivamente esistita!) nell’immaginario collettivo, in quanto la conoscono, bene o male, “quasi” tutti, pur essendo esigua la percentuale di coloro che ha letto per intero l’opera letteraria o teatrale (sarebbe stato immodesto aspirare al privilegio riservato solo ad alcuni personaggi, tipo di Don Chisciotte, notoriamente noto anche a chi non sa leggere),

      2) pur essendo nata dalla penna di un autore (Dumas figlio) che la crea per vendicarsi della donna che l’aveva abbandonato (Marie Duplesiss), e quindi propenso a tenerla nell’opera ben sotto le righe, nel corso della scrittura la “Signora” dalle “ciglia lunghissime che abbassandosi ombreggiavano il roseo colorito delle guance”, ruba la penna al suo autore e si scrive da sola, come càpita nella maggior parte delle vere creazioni artistiche, a volte pure a dispetto di chi sta ponendo nero su bianco, passando così da elemento pensato in negativo ad elemento risolto in positivo.

      E che fosse in realtà la protagonista un elemento positivo è d’altronde pure pensabile se è vero, come è vero, che su tutto conta l’animo (anche per le “cattive signorine”), e per fortuna oggi appare sempre più in regresso (pur se con intermittente rigurgito) quel certo tipo di pensiero che ritiene che chi esercita “il mestiere più antico del mondo” sia necessariamente insensibile all’aspirazione verso l’alto (latente vi potrebbe essere anche un qual senso di invidia a non poterne, o a non riuscire a poterne, godere i favori), nell’ignoranza che situazioni ambientali, sociali, politiche e quindi culturali possono avere avuto il loro consistente peso verso la nascita ed il persistere dell’apparente “male”, e nella illusione di non esserne corresponsabili per avere fatto poco o nulla perché non sorgessero nei soggetti di cui si parla umiliazioni, rabbia e, spesso (Nihil sub sole novi), desiderio di vendetta, da “Muoia Sansone” o “dopo di me il diluvio”.

      Ma questo è un altro discorso…

      Altre tre considerazioni potrebbero portare latu sensu a ritenere fortunata la Signora dagli “occhi neri sormontati da sopracciglia d’un arco così puro, da sembrare dipinte”:

      il primo, è un fatto temporale: la Signora muore ancora giovane e quindi ancora bella (i registi, affascinati dalla protagonista come doveroso omaggio sono soliti così raffigurarla anche nel momento dell’addio supremo), per cui sempre la ricorderemo incantevole, come ricordiamo sempre assai piacevolmente il suo alter ego più vicino a noi, la spumeggiante Marilyn (non scordiamo che la bellezza è categoria fondamentale del nostro mondo, al punto che, come dice Belli, “E Dio stesso, ch’è un pozzo de saviezza, la madre che ppijò la vorze bella”); non vivendo a lungo la Signora ha inoltre evitato che lo stesso innamorato potesse stancarsi di lei, e quindi non più vederla nello stato di felice innamoramento a seguito dell’inesorabile passare del maligno tempo, e potesse concludere un giorno nell’incontrarla, come Proust fa dire a Swann nei confronti di Odette, “E dire che ho perduto tanti anni della mia vita, che ho voluto morire, che ho avuto il mio più grande amore, per una donna che non era il mio tipo”;

      il secondo è un fatto legato all’evolversi della psicologia femminile, in quanto lei fra le prime donne riesce ad afferma, pagandolo a caro prezzo, il principio della libertà femminile: infatti, lottando (e soccombendo) contro la società borghese, assai spesso un mostro onnivoro, prova ad anticipare i tempi del riscatto femminile (anche per questo a livello di inconscio ci è simpatica), per cui la vediamo agire e decidere autonomamente della sua persona, di cosa fare e perché farlo, anche quando sbaglia per necessità o per troppo amore (passeranno più di cento anni perché il “sempre libera degg’io” diventi il sessantottino “la chitarra è mia!”)

      il terzo è un fatto artistico e psicologico: complice la recitazione e tutta la macchina scenica, in genere chi a teatro viene a contatto con detto personaggio risulta da lei illuminato di una grazia improvvisa, quasi sconosciuta, perché costatiamo che Lei è una donna che ancora conosce l’intima essenza dei sentimenti, di cui noi siamo in parte orfani. Ciò avviene in quanto che in Lei — che purtroppo sarà poi ingenerosamente indicata con l’appellativo “la traviata” — pulsa la forza dell’amore (che notoriamente “omnia vincit”) , perché Lei, non bacata dal suo modo di vivere, più subìto che voluto (non scordiamo cosa fosse la società del 1800), crede nel suo prossimo ed ha fiducia in Armand o Alfredo, e più che altro crede in se stessa ed in una vita futura dove (utopia?) potrà esprimersi senza convenzioni, dando in tal modo un senso al suo peregrinaggio su questa terra.

      E così la Signora seduce ancora una volta e riesce (e gliene siamo grati) di fare tornare a casa lo spettatore forse anche un po’ più buono (ah, quanto sentiamo il bisogno inconfessato di tornare ad essere buoni!) e più tollerante verso gli altri, quelli che ci passano accanto e ci sfiorano, che al nostro fianco esistono ed operano, che con le loro storie ed i loro modi di pensare intersecano le nostre storie ed il nostro modo di pensare, verso i quali finalmente riteniamo di potere cominciare ad evitare di tranciare frettolosamente giudizi negativi o gratuitamente farli oggetto di qualificazioni offensive.

      Ma anche questo è un altro discorso…

      Dati gli oltre centocinquant’anni dalla creazione della storia, al fine di tentare di attualizzarla proviamo a ricreare la vicenda in versi, a ripensarla ai tempi d’oggi, con il linguaggio del 2000 e un po’ con il modo di pensare dei giovani (non scordiamo che i protagonisti sono due ventenni).

      Eccone un sommario risultato, incentrato su alcuni momenti, forse i più popolarmente noti, grazie al melodramma verdiano, seguendo il quale si procederà alla caratterizzazione dei personaggi ed alla descrizione del sorgere del loro amore (atto I), dell’idillio, dell’intervento del padre e dell’ira di lui (atto II), nonché della malattia finale (atto III).

      Al calar della tela, sulla fine della “Signora” potrebbero campeggiare quegli altri versi, non più dei tempi d’oggi, che delicatamente riassumono e concludono la triste vicenda di Margherita: “Passa la bella donna e par che dorma”.

      E questo è il vero discorso.

      FINE

      E qui termina questa carrellata, che tanto breve non è stata.

      Prima di chiudere, desidero in primis ringraziarti di avere partecipato al sondaggio di quali sono state le tre poesia della suddetta ripresa (speriamo che qualche altro partecipi), e quindi dato che tu hai toccato il tema del “vino” nel tuo gentile commento — anche a ricordo di quanto di recente avvenuto ad un inizio pranzo fra amici — scherzosamente sottolineo il fatto che il vino può anche leggermente “ubriacare” pure assai prima di berlo, ad esempio nel momento di sceglierlo.

      LA SCELTA DEL VINO

      Al ristorante esistono non solo
      pietanze piacevoli e gustose,
      ma pure ‘incontri’, da prendere al volo,
      con le camerierine graziose.

      Hai chiesto “Che prendete voi per vino?”.
      e ci hai dato la lista. Appoggiavi,
      stando alle mie spalle assai vicino
      la gamba snella a me, e quindi beavi

      tutto l’essere mio, assai sensibile
      alle belle bellezze femminili,
      a quel tepore dolce ed indicibile
      che avvolge anima e corpo in mille fili.

      L’amico mio sceglieva ed indugiava
      “Brunello o Bollicine?”, e tu accosto
      mi stavi sempre più mentre andava
      la mente mia ‘per vigne’ o altro posto

      nel Cantico dei Cantici citato.
      Poi si decise “Rosso degli Dei”,
      chiedendo a me “Va bene?” . . . Imbarazzato
      risposi . . . “Ah, per me è tutto okkei!”

      Sono sicuro che gli amici, neh,
      hanno ignorato sempre il perché

      di mia accondiscendenza immediata:

      potenza di una gamba accostata,
      distrattamente forse, e sublimata.

      (Sergio Sestolla)

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    2. Caro Sergio, è davvero un grande piacere iniziare questo nuovo anno rispondendo alla Tua interessante ” premessa ” per ” La Signora Delle Camelie” in versi. Mi sono voluta assicurare questo piacere per il resto dell’anno… d’altronde lo dice anche il famoso detto ” chi risponde al blog il primo dell’anno, risponde tutto l’anno!!” Più chiaro di cosììììì!!!! 🙂 🙂 🙂

      Devo dire che sei stato non bravo, ma bravissimo!!! Non hai trascurato niente della cara Margherite Gautier. Hai spiegato l’età, il suo gradevole aspetto, la sua malattia, il contesto in cui viveva, le persone che frequentava.

      La sua generosità d’animo….perchè anche se si vendeva al migliore offerente, non ha esitato a interrompere la relazione con l’amato Alfredo pur di evitargli delle amare conseguenze a causa di quell’amore tanto chiacchierato.

      Per la sua indipendenza di pensiero , l’hai equiparata alle femministe sessantottine che rivendicavano l’autonomia sessuale.

      Al romanticismo del personaggio ormai conosciuto in tutto il mondo quasi alla stregua, del sognatore per eccellenza, Don Chisciotte.

      Hai valutato se sia stata più fortunata o sfortunata nel corso della sua breve vita, per aver lasciato l’immagine di se’ sempre giovane e bella.

      A questo punto posso dire che è stata fortunata ( nella sfortuna ) per aver suscitato tanta attenzione sul suo personaggio da parte Tua, di Cassandro alla quale avete dedicato mirabili versi, e tutte le persone che la seguono nell’opera della Traviata, o nel libro di Dumas…

      Ma continuando la lettura, mi sono accorta che non sono solo le Margherite Gautier ad attrarre la Tua attenzione ma pure ” le camerierine graziose”

      “Al ristorante esistono non solo
      pietanze piacevoli e gustose,
      ma pure ‘incontri’, da prendere al volo,
      con le camerierine graziose.”

      le quali con grazia e gentilezza porgono la carta dei vini sfiorando forse ingenuamente ( ? ) la gamba di un commensale…

      ” L’amico mio sceglieva ed indugiava
      “Brunello o Bollicine?”, e tu accosto
      mi stavi sempre più mentre andava
      la mente mia ‘per vigne’ o altro posto

      nel Cantico dei Cantici citato.
      Poi si decise “Rosso degli Dei”,
      chiedendo a me “Va bene?” . . . Imbarazzato
      risposi . . . “Ah, per me è tutto okkei!”

      Non immaginando quello che stava accadendo nell’animo del commensale sfiorato, il quale confuso e sognante avrebbe accettato di bere qualsiasi vino, pur di restare vino a quel visino che soltanto a guardarlo… avrebbe tirato sù, un malatino…

      Sergio, qua mi sono permessa di scherzare, spero non me ne vorrai!!!! 🙂

      Visto che siamo ancora nel primo giorno dell’anno, ti rinnovo gli auguri per un anno strepitoso!!! E ti ringrazio per tutte le cose belle che hai postato e posterai sul mio blog!!!! Un bacio amico carissimo!!! Potevano mai mancare gli auguri in musica su questo post che parla di musica??? Ovviamente no…quindi auguri per l’anno che verrà….

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  4. La musica la colonna sonora della nostra vita, non c’è che dire…Tendenzialmente anch’io come Paola C. se sono triste mi metto in modalità “silenziosa” e non ascolto musica, mentre quando mi sento bene la musica amplifica il mio benessere. La musica più ritmata mi dà energia e mi ricarica, ad es. in palestra, ma non disdegno la musica più “dolce” riservata ai momenti di relax. In questo periodo mi piace molto “Have you ever really loved a Woman” di Bryan Adams che ho messo anche come suoneria, peccato che sia così soft da non farmi mai sentire le chiamate con grande disappunto del marito 🤷‍♂️🤦‍♀️😅…Carissima Vitty anche qui ti rinnovo i miei sinceri Auguri per un Natale da vivere in amore e serenità. Tanti Auguri anche ai carissimi Cassandro e Sergio (è di rigore l’ordine alfabetico). Baci 🧡

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    1. Grazie cara Alice per gli auguri le tue confidenze sulla musica che ci accompagna nella nostra vita. A differenza di te, quando sono molto felice difficilmente riesco a concentrarmi sulle note musicali. Invece quando sono un po’ giù, mi fa da scacciapensieri.

      Spero che il Natale sia andato bene e che ti abbia donato la magia che provavi quando eri bambina!!

      Io ti faccio un piccolo dono… la canzone che tanto ti piace eccola qua tutta per te!!! Un abbraccio carissima! ❤

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      1. Bellissimo tenero video: non l’avevo visto, grazie del regalo…Io ho sempre visto e condiviso il video ufficiale. Tesoro, la magia del Natale cerco di tenerla viva dentro di me, nonostante tutto…Spero che a te abbia portato un po di gioia e di serenità fugando le malinconie legate alle “assenze”. Un grande abbraccio!

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  5. Buon Natale, Vitty e grazie della cortese risposta dopo la lettura dei versi elaborati sulla falsariga de “La Signora Delle Camelie”, scritta a due mani fra me e Sergio, dove hai più che gentilmente concluso con “mi sento ebbra delle Vostre parole, la mente vola a certi momenti vissuti, che ognuno vive e si porta nel cuore”.

    E qui, scusa, devo inserire, per non fare cadere nel vuoto quel delizioso e inorgogliente “ebbra” . . .

    V I N O V I N E L L O ( Lui e Lei )

    — “I versi buoni sono come il vino,
    devi centellinarli ad uno ad uno,
    attentamente, e assaporarli fino
    a quando capirai che ognuno

    di essi non vien posto lì per caso,
    ma per entrarti in mente, piano piano,
    e scivolarti in cuor come sul raso
    scivola via la palma della mano.

    Dei miei tu ti sei proprio abbuffata,
    ne hai la pancia piena, amore bello . . .
    li bevi come vino non d’annata

    e forte come il Chianti ed il Brunello:
    infatti loro mai t’hanno ubriacata,
    ma resa allegra, sì . . . come vinello.

    Dico dei versi che cantan l’amore,
    che della vita è l’eterno fiore.

    ° ° °

    — “Lo so che i versi sono da gustare
    attentamente, proprio come il vino,
    e pure so che questo è da versare
    con grazia, sia ch’è doc o cannellino.

    Tu porgi infatti i versi come Albana
    lieve riverseresti nel bicchiere,
    ed è sempre per me impresa vana
    restar con gli occhi asciutti, ch’è un piacere

    . . . di quelli che fan mordere le dita . . .
    saper che in una rima ora risiedo,
    che c’è in un verso un po’ della mia vita,
    che un endecasillabo possiedo.

    Ma come il vino può andare perso
    se a terra la bottiglia butti giù,
    così darò al vento ogni tuo verso
    . . . accorto, dunque! . . . se non mi ami più.

    L’amore, amor, come la vita è
    da gustar lento…e no come fernet”.

    (Cassandro)

    Torniamo alla premessa. Dato quindi che hai gradito quelle circa venti composizioni — spero che non ti sia stancata — vorrei chiederti una grande cortesia: potresti spendere un poco del tuo tempo, che so molto prezioso in questo periodo, per indicarmi le tre poesie che più delle altre ti sono piaciute?

    Lo so che dovrai purtroppo rileggerle, ma non c’è fretta.

    Dopo le vacanze — mentre aspettiamo l’intervento di Sergio (che sta beatamente in ferie come tutti gli altri italiani della pubblicità televisiva, meno io) sulla prefazione alla raccolta — se puoi fammi conoscere la tua opinione.

    Ovviamente, con un altro poco di faccia tosta, della quale sono ben fornito, non mi fermo qui, ma avanzo la stessa richiesta a Mary, ad Alice, a Giovanna (qualora ancora fosse presente), e ad qualunque altra persona è solita di interviene nel tuo blog, ed che ha avuto la pazienza di leggere quegli scritti.

    Ringrazio anticipatamente e per farmi perdonare e disobbligarmi dell’incombenza, riporgo a tutti il mio sincero e affettuoso augurio di . . . . .

    BUON NATALE

    Di non incattivirci più cerchiamo,
    amici, tanto è ben noto a tutti
    che ad esserlo un bel niente concludiamo:
    i belli restano belli, i brutti brutti.

    In giro già ce n’è di malessenza,
    da quasi ricoprir tutto il pianeta!
    Se si potesse, ah, vivere senza
    sarebbe come ci vorrebbe Greta,

    oggi, e Gandhi un dì. Il ‘Come fare’
    in noi stessi sta se un po’ di più
    usassimo la testa, e a criticare
    tutto e tutti smettessimo. Orsù,

    quindi, un piccolo sforzo e tutto quanto
    potrebbe cambiare, e noi le scale
    verso il Ciel saliremmo con il canto
    che ovunque oggi si innalza: “Buon Natale”.

    Sì, concludiamo con . . . il “Fate i buoni”
    non valga solo per i Panettoni!

    (Cassandro)

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  6. Boh, cara Vitty, che deve dire di musica uno che ne ha fatto un mestiere? Forse la cosa più bella e cioè che nonostante sia una lavoro è anche uno svago. Lo scrivo spesso anche in recensioni ufficiali, da una serata musicale a teatro si esce sempre più sereni.
    E non sto parlando solo di musica classica o lirica, ma di musica in generale.
    Avevo preparato una versione più lunga del Ring di Wagner ma, visto che a un remix di Traviata ci hanno lodevolmente già pensato Sergio e Cassandro, mi ritiro in buon ordine 😂
    Auguri a tutti voi, Paolo

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    1. No, no, Paolo! Non dovevi ritirarti in buon ordine!!! Io e non solo io, avrei molto apprezzato la versione scelta per l’occasione del Ring di Wagner. Spero ci ripenserai e mi vorrai omaggiare di questo gradito regalo!! 🙂 Sarà un privilegio ascoltare un brano musicale a te caro.

      Grazie per gli auguri e per esserti fermato!!! ❤

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  7. La musica, come la pittura è un’altra delle mie passioni. Classica, lirica, pop, … mi piacciono tutte! Chiaramente devono emozionarmi e, per quanto riguarda il pop, mi rifaccio sempre ai classici… Battisti, De Gregori, Fossati, Mina, Mannoia…

    Oggi i giovani preferiscono la trap che io non considero musica, ma quando vedo le nipoti che a memoria ripetono le parole di queste canzoni… (ma sono canzoni?) beh… ripenso alla nostra giovinezza, alla musica dei Beatles e mi tornano in mente le facce dei nostri genitori e dei nostri nonni!!

    Ogni epoca ha la sua musica… A me piace ascoltarla soprattutto quando dipingo, come sottofondo creativo… modalità relax…

    Articolo interessante Vitty, come sempre. Ora non mi resta che inviarti un abbraccio e tantissimi auguri di Buon Natale ed un Sereno nuovo anno, che estendo anche ai nostri amici Sergio e Cassandro!

    P:S per l’amico Cassandro
    Leggerò con attenzione i versi sulla falsariga della “Signora delle Camelie”, ma lo farò con attenzione e dopo le feste (ahimè un pochino stressanti…) per esprimere una mia preferenza…

    “Lo so che i versi sono da gustare
    attentamente, proprio come il vino,
    e pure so che questo è da versare
    con grazia, sia ch’è doc o cannellino”.

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    1. Ti ci vedo Mary, mentre dipingi con della musica in sottofondo che accompagna le tue creazioni! Creazioni che hanno degli ottimi risultati, a seconda di quello che ho visto. Tu sei una vera creativa… dal pennello, alla penna, al canto. Se fossimo ancora nel periodo delle divinità greche, si potrebbe dire che la dea Atena ti ha baciato in fronte!!

      In quanto alla musica trap… mi vengono i brividi solo a pensarci!!! E ti prego Mary, non li accumunare ai Beatles perchè non hanno proprio niente in comune!!! E’ vero che pure i nostri genitori scuotevano la testa quando ci vedevano dimenare al suono di quelle note, ma almeno quelle canzoni avevano un ritmo, una melodia… questi…lasciamo perdere che è meglio!!

      Questo è il significato e la storia di origine di questo genere musicale , forse non lo conoscono neppure le tue nipotine!

      ” Cominciamo dall’etimologia. La parola trap deriva da Trap House, che significa appartamenti abbandonati; un riferimento agli appartamenti di Atlanta dove gli spacciatori americani si trovavano abitualmente. Così il termine comincia a legarsi agli inizi degli anni 2000 alla musica legata a quegli ambienti, sebbene assuma delle caratteristiche tutte sue. Anche la parola trapping, sempre in slang americano, significa spacciare.

      testi, poi, si legano a tematiche come droga, soldi, fama, successo, sesso, spesso con ironia provocatoria ”

      Proprio un altro mondo, ti pare?

      Meglio, molto meglio i tuoi sottofondi con modalità relax!!!

      Ciao e speriamo a presto!!!! ❤

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    2. Sono molto contenta Cassandro, per aver usato l’aggettivo ” ebbra ” nel descrivermi dopo la lettura della Vostra riedizione ( Tua e di Sergio ) della ” Signora delle Camelie” Tanti versi ” buoni come il vino ” , hai scritto Tu, andrebbero davvero centellinati ” ad uno ad uno ” perchè portano veramente ad una dolce ubriacatura di sentimenti che fanno girare la testa!

      Così oltre ad aver gustato tante belle parole, vieni ad offrirmene altre come dono di Natale. Mi dispiace non aver potuto rispondere prima, ma gli impegni delle famiglie sotto le feste ti trascinano in un valzer inarrestabile di cose da fare. Ora nell’attesa dell’ultimo impegno, posso prendermi una meritata pausa e dedicarmi alle Tue parole.

      Questo VinoVinello è davvero delizioso… da alla testa quanto basta e prende tutto il cuore! La leggo e non so quale verso scegliere per spiegarti quanto e come mi sia piaciuta…

      ” Tu porgi infatti i versi come Albana
      lieve riverseresti nel bicchiere,
      ed è sempre per me impresa vana
      restar con gli occhi asciutti, ch’è un piacere ”

      Perchè è impossibile restare indifferenti di fronte a quei

      ” versi che cantan l’amore,
      che della vita è l’eterno fiore.”

      Che dire Cassandro…mi verrebbe voglia di mandarti un bacio tanto sei caro e dolce!!!

      E grazie per gli auguri di Natale, cerchiamo davvero di migliorarci in tutti i sensi…

      ” Di non incattivirci più cerchiamo,
      amici, tanto è ben noto a tutti
      che ad esserlo un bel niente concludiamo:
      i belli restano belli, i brutti brutti.”

      E aggiungerei che con l’animo volto al brutto, si perde pure quel poco di bello che ancora ci circonda. Quindi grazie per avercelo ricordato!!!

      E ora veniamo a rispondere alla tua domanda su quale siano ltre poesie preferite delle venti composizioni che compongono la Vostra ” Signora delle Camelie ”

      Non è stato facile sceglierne solo tre perchè lo sai… mi piacciono tutte! Ma se proprio devo scegliere, comincerei con il Sonno dell’Amore, perchè descrive magistralmente il momento tenero e intimo che unisce due persone che si amano…ma davvero!!!!

      La seconda parla di Baci, un semplice gesto che può far toccare il paradiso agli innamorati. Con i baci si parla, si esprime l’amore che si porta nel cuore. I baci non annoiano mai, e non bastano mai….

      La terza è ” Sinfonia ” perchè racconta l’amore con brio. Non è un amore silenzioso, musone, ma giocoso e allegro. Che ci ricorda quanto sia importante saper scherzare, e rendersi complici anche di piccole cose.

      Mamma mia Cassandro, sento che mi sta’ quasi girando la testa…” questi versi buoni come il vino ” stanno dando i suoi frutti…

      GRAZIE per queste belle emozioni. Grazie davvero. E grazie per gli auguri veramente speciali!!! Che contraccambio con l’augurio per un nuovo anno sereno!! Auguri anche a Sergio che spero si starà godendo ancora le vacanze !!! Ciao carissimi ❤ ❤

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  8. buon giorno e buon santo Natale Witty
    non ho letto ma guardato con interesse le tue foto e ascoltato..
    Grazie della condivisione è stato bello.
    Abbi cura di te e gioa in questo giorno per te e quanti hai nel cuore

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    1. Buon Santo Natale anche a te Andrea!!! Spero tu l’abbia trascorso nel migliore dei modi.

      Ho piacere che ti siano piaciuti i miei filmati e le mie immagini!! Ne manca una però, uno che rappresenta la mia serenità d’animo, il vero regalo di questo Natale!!!

      Ciao Andrea, abbi cura anche te di te! 🙂

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    1. Bella e giusta riflessione Rain, spesso è qiello che accade anche senza che noi lo vogliamo… quante volte ascoltando una musica ci torna alla mente un momento della nostra vita. Come una madeleine per Proust, riusciamo a viaggiare nel tempo e rivivere alcuni avvenimenti grazie a qualche nota musicale. Davvero si può volare sulle ali della musica!!!

      Grazie per aver espresso il tuo pensiero!

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  9. Innanzitutto voglio augurarti buon anno anche qui, fra le tue pagine, carissima Vitty e naturalmente estendere gli auguri anche a tutti i tuoi commentatori.
    Ben volentieri poi, aderisco all’invito di Cassandro e Sergio che sono comunque così legati da rappresentare quasi un unicum, come avevo intuito nei lontani primissimi anni del blog [(cit. da Cassandro nei commenti su: “per cui le relative composizioni nel nostro caso rappresentano un mix, con una ovvia prevalenza di chi scrive per primo (quando non ci confondiamo, dato che non siamo molto ordinati nella custodia degli scritti)”]😊 .
    Anch’io a questo punto sono felicemente ebbra, dopo aver letto tutte le composizioni relative alla vostra “ripresa” della “Signora delle camelie” ed anche alla interessante premessa di Sergio circa il destino più o meno benevolo della stessa ed alle ulteriori disamine sul personaggio.
    Circa le mie preferenze, prevalgono nettamente le composizioni del I e del II atto. Davvero devo sceglierne solo tre? Ne posso scegliere cinque? Per favore…:
    I atto
    La prima volta (lui)
    La “Stella” (lui e lei)
    II atto
    Credermi devi (lei)
    Baci (lui) (questa è stata una scelta ovvia eheheh)
    Il sonno dell’amore (lui e Lei)

    Che dire… resto sempre ammirata dalla vostra grande bravura! Non ho parole…Sarebbe stato bello vedere la rappresentazione dell’opera recitata sulla base dei vostri versi…Comunque l’ho immaginata attraverso la lettura delle vostre parole. Grazie a voi per il piacevole intrattenimento e grazie anche alla carissima padrona di casa Vitty per l’ospitalità! Un abbraccio e a presto! 😘

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  10. Tu gentilmente scrivi, Alice, “Sarebbe stato bello vedere la rappresentazione dell’opera recitata sulla base dei vostri versi . . .Comunque l’ho immaginata attraverso la lettura delle vostre parole”.

    Grazie. Ma di rappresentazioni teatrali ne ho tante altre, e dato che gradisci anche i riferimenti classici (tant’è che nel tuo blog ti sei soffermata sui miei versi che si rifanno a Dante per l’episodio di Paolo e Francesca) invio una composizione relativo al “pepatino” battibecco con la “lei di bella presenza”, per il caso che con costei avessi dovuto un dì per avventura io recitare. (Pammuriddiu!)

    Spero che con un po’ di fantasia possa essere “immaginata attraverso la lettura” anche questa scenetta (adatta forse ad uno spettacolo di cabaret) da te, Alice, come pure, ovviamente, dalla “carissima padrona di casa Vitty”.

    A P P L A U S I ( Lui, Lei, Lui . . . )

    — “Sono convinto che se recitassimo
    . . . che so? . . . Ionesco, Shakespeare, Pirandello,
    la gente incanterei . . . ”
    — “Ed io? . . . ”
    — “Al massimo,
    tu forse . . . forse, no . . . ”
    — “Ahò . . . a bello! . . .

    lo sai che mi fai ridere . . . Insieme,
    tu incanti ed io no?! . . . E le persone
    ad applaudire te? . . . E che, son sceme?!
    Sbaglio, o questa è pura presunzione?

    Ma scherzi, di’?! . . . A una battuta a testa
    farei il pieno della simpatia.
    A te andrebbe solo ciò che resta,
    sempre che sia di scena uscita via.

    Ti straccerei . . . Basterebbe che
    poi mi girassi spesso . . . ”
    — “Bella forza! . . .
    d’arte parlavo e no di quel che c’è
    di fuori, all’apparenza . . . Quella è scorza!”

    — “Chiamala scorza, tu! . . . Con altro nome
    il pubblico la chiama, e sono certa
    che mi si applaudirebbe, lo sai come,
    eh? . . . come la Belen . . . a scena aperta.

    Provaci tu a girarti . . . a recitare
    di spalle . . . in questo modo”
    — “Sì, domani!”
    — “Invece io lo potrei ben fare
    fra cento ‘Brava’ e mille battimani.

    Dài! . . . Fallo pure tu . . . Gìrati, dài! . . . ”
    — “E smetti! . . . ”
    — “Ecco così! . . . Niente vergogna . . .
    E provaci! . . . Chissà? . . . Non si sa mai . . . ”
    — “Che non si sa? . . . Che sei una carogna?

    Si sa, si sa! E poi questo lo so
    — e pure tu lo sai, ci scommetto! —
    che sfrutteresti bene il tuo ‘pò-po’,
    che Ofelia la faresti . . . alla Fumetto.

    Quel povero Amleto al primo atto
    impazzirebbe nel vedere a sera
    Ofelia come te . . . che no di scatto
    ma lenta toglie calze e giarrettiera!

    Altro che assalirla e di getto
    gridarle: ‘Via, vattene in convento!’
    piuttosto le direbbe: ‘Andiamo a letto
    . . . l’ammazzo dopo il re . . . or non mi sento’ ”

    — “E sbaglierebbe, sai?! . . . Vuoi metter tu
    Ofelia, che invece di annegarsi
    scuote Amleto e lo tira su,
    togliendogli quei dubbi sul da farsi.

    Convincerlo ch’è meglio l’amor vero
    che andare in giro ad ammazzare re,
    parlare con i teschi al cimitero,
    e dubitar su ciò che è . . . e non è.

    E dirgli infine: ‘O me o Fortebraccio!
    Nel primo caso non avrai storia,
    però sapessi in che cielo ti caccio!
    . . . in quello che fa perder la memoria,

    che per te poi non sarebbe un male,
    chè di ricordi ne tieni una barca
    e vuoi punire tutti . . . E’ sleale
    togliere il marcio solo in Danimarca!'”

    — “L’ho detto che il teatro si fa farsa
    con una come te in grado di
    far di Amleto quasi una comparsa
    e della casta Ofelia una . . . ‘così’.

    Se Shakespeare tornasse in questo mondo
    ti prenderebbe a calci nel sedere . . .
    — “E no! e no! . . . Questo bel ‘coso’ tondo
    per altro è fatto . . . E certo, per piacere,

    per completare l’arte . . . Perchè venga
    lo stesso applauso a te un auspicio
    t’invito a fare: quello che tu ottenga
    pure a teatro, sì . . . la ‘par condicio’.

    Se no, cavoli tuoi! . . . Applausi a me
    mentre che per invidia bevi assenzio
    fra l’indifferenza . . . e sai perchè?
    . . . perchè dopo di me . . . ‘Il resto è silenzio!’ ”

    (Cassandro)

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    1. Gli applausi, caro Cassandro, andrebbero fatti a te per la capacità di farci assistere attraverso ai tuoi versi, a queste simpatiche ” scenette ” come le chiami tu, di questa coppia con la quale non ci si annoia mai!!!

      Magari fosse così anche nella realtà!!!

      Quando si leggono i tuoi versi, si entra in un mondo pulito dove le parole servono a stuzzicare, e mai ad offendere, a scherzare, e non a dileggiare,
      fino ad arrivare al traguardo che i due contendenti avevano già in mente : l’amore!!!!

      Qua si contendono la scena usando più artifici per affermare il loro successo…

      ” Ti straccerei . . . Basterebbe che
      poi mi girassi spesso . . . ”
      — “Bella forza! . . .
      d’arte parlavo e no di quel che c’è
      di fuori, all’apparenza . . . Quella è scorza!” ”

      E pure Shakespeare si divertirebbe nell’immaginare Ofelia
      che si toglie le calze in maniera conturbante stile Rosa Fumetto.

      A questo punto la storia di Amleto, chissà come andrebbe a finire!!!

      Che dici Cassandro, ho esagerato con la fantasia??

      Grazie per avermi fatto trascorrere una piacevole serata insieme a te e a questa simpatica coppia!!! Ciao!! 🙂

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  11. Eccomi, cara Vitty, tornata alla base dopo una settimana bianca nella gelida località di S. Candido sulle Dolomiti! Le “tedeschine” sono state riconsegnate al papà ed i nonni hanno ricominciato il solito trantran quotidiano dopo le fatiche di Ercole durante le feste natalizie passate, come sempre e sempre in tanti a casa di Supernonnamarypoppins!

    La prima cosa è augurarti Buon anno! La seconda, ho avuto modo di leggere attentamente la commedia in versi , scritta dall’amico Cassandro sulla ben nota opera La signora delle Camelie. E come avevo promesso, approfitto del tuo salotto per esprimere tutto il mio compiacimento per i tanti versi scritti nei tre atti.

    BRAVOOOO Cassandro! E, a proposito…tanti cari auguri di buon anno!

    Ma veniamo alle mie preferenze… Nel I atto, sicuramente “La prima volta”, che mi ha riportato (così come credo per chi l’ha già apprezzata) a lontani ricordi passati… e “Tango”, poesia intrisa di passione come passionale è la musica… Nel II atto, invece, mi ha appassionato “Il sonno dell’amore”.

    Confesso che le avrei scelte tutte, piene d’amore come sono, ma mi attengo alla richiesta! Scherzi a parte, spero che il 2020 (mamma mia come passano gli anni!!) ci porti davvero tanto Amore…

    Un abbraccio forte forte Vitty!

    P.S. Per Modigliani ancora da decidere la data. Ti farò sapere. Ciao

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    1. Quanto mi piace Mary, quando accenni ai Natali di casa tua così pieni di gioiosa allegria. Penso alle nipotine , ben quattro!!! Le figlie i generi e l’allegra baldoria che tante persone insieme comporta!!! Il Natale è la gioia del ritrovarsi, e Voi ne siete un meraviglioso esempio.

      Grazie per gli auguri di buon Anno. Speriamo lo sia davvero!!!

      Speriamo ci porti la possibilità di incontrarci. Incrocio le dita e spero di avere presto tue notizie 🙂

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