O credente, o credulone.

Nell’estate del 1984, durante il centenario della nascita di Modigliani,

l’amministrazione della mia città , Livorno, pungolata da alcuni personaggi di notevole rilevanza culturale, sia locale sia nazionale, decise di dar credito a una leggenda circolante da 75 anni: il pittore, tornato nel 1909 a Livorno per un breve periodo, dopo aver scolpito alcune teste ispirate all’arte africana, le aveva gettate nel Fosso Reale sdegnato da alcuni pesanti apprezzamenti degli amici. Per molti anni nessuno dette credito a quelle voci.

Però per Vera Durbè , direttrice del Museo Progressivo d’Arte Moderna di Livorno nonché sorella del ben più famoso Dario, direttore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, professore universitario e noto storico dell’arte, non solo era verissima, ma era stata una grave mancanza fino a quel momento non aver fatto nulla per dragare il fosso e riportare alla luce le preziose opere. L’amministrazione comunale livornese sotto agli inviti pressanti inviti e dato che molti occhi erano puntati sulla città proprio per la ricorrenza dell’artista livornese, cedette a quelle richieste e iniziò il dragaggio dei fossi il 16 luglio. Il 24 luglio -la scena è ripresa da televisioni italiane e straniere- emersero le prime due teste di pietra sotto gli occhi della Durbè.

Così descrive la scena Mario Tredici inviato di Repubblica:

” Quando le “teste” sono venute alla luce, Vera Durbè che per otto giorni è rimasta “appollaiata” lì sul pontone accanto alla draga, ha pianto di gioia. Certo che ho pianto – racconta con gli occhi lucidi – sono sicurissima che sono le “teste” di Modì, sono talmente belle…

Certo gli storici, i tecnici prendono tempo, ma io non ho peli sulla lingua. E poi quando ho visto la seconda testa ho creduto ancora di più. La prima è più bella, nobilissimo il naso, mentre la seconda sembra un dipinto. Chi ha occhi per guardare guardi. Bisogna saper guardare, diceva Matteo Marangoni: è un dono di natura, come la voce, e non c’ è laurea che te lo possa dare” Gli storici dell’arte non perdono tempo e si schierano. Non ha dubbi Cesare Brandi “Sono di Modigliani. Hanno una luce interiore come una veilleuse… in quelle scabre pietre c’ è l’annunzio, c’ è la presenza” . Lo scultore Pietro Cascella dice di provare una grande emozione “come quando un naufrago mette il messaggio nella bottiglia” . Lo storico Carlo Ludovico Ragghianti afferma trattarsi di “opere fondamentali per Modigliani e per la scultura moderna”. Giulio Carlo Argan propone un giudizio più articolato, ma non dubita dell’autenticità dei Modì (così ormai sono affettuosamente chiamate le ruvide teste emerse dalle acque limacciose; nessuno peraltro sembra accorgersi del suono beffardo di quel nome che si pronuncia allo stesso modo della parola francese maudit maledetto): “Delle tre ripescate nel fosso di Livorno”, scrive Argan sull’ “Espresso”, e ribadisce in un messaggio letto in tv “nessuna è finita: sono opere che Modigliani ha cominciato e portato più o meno avanti, ma poi ha deciso di abbandonare e, a scanso di equivoci, eliminare“. Ha fatto benissimo Vera Durbè, , a ricercarle nel fosso e a metterle subito a disposizione degli studiosi e del pubblico . Il 10 agosto viene recuperata una terza testa. Ormai è l’apoteosi dei Durbè e sono in pochi a non lasciarsi trascinare dall’entusiasmo.

Tra quei pochi c’è il collezionista Carlo Pepi che fin dall’inizio tuona contro i ritrovamenti bollandoli come “porcherie”. Maurizio Calvesi il 28 luglio si era già espresso a favore della Modigliani contro i Durbè avvalorando la tesi del falso ritratto di Picasso . Folgorante il giudizio di Federico Zeri: “Sono pezzi di di così scarso livello che per esse non valgono neppure gli epiteti di giudizio qualificante.” Nel frattempo le teste dopo alcune vicissitudini sono pronte per essere esposte a un pubblico che si annuncia vastissimo. Si fa stampare a tempo di record (18 giorni) un catalogo con il prezioso contributo critico del Prof. Durbè che, con amore e dedizione, si esercita nell’analisi formale dei tre reperti.

Il 4 settembre tre ragazzi livornesi confessano al settimanale Panorama di essere autori di una burla: hanno scolpito una delle tre teste con attrezzi rudimentali e l’ausilio di un trapano Black&Decker. Non vengono subito creduti, Dario e Vera Durbè lamentano una macchinazione ordita da una fantomatica SPECTRE dell’arte, non riconoscono la possibilità di essersi sbagliati. I ragazzi ripeteranno il 10 settembre in diretta TV su RAIUNO il gesto dissacratore e goliardico: dimostreranno così che in poche ore si può realizzare un’opera d’arte moderna credibile e distruggere al tempo stesso fama, onore e carriera di illustri cattedratici.

A quel punto il giornale satirico il Vernacoliere disse la sua

Ormai gli storici ormai irrimediabilmente compromessi, cercarono di trasferire le proprie responsabilità sugli esperti delle discipline tecniche e scientifiche che con le loro perizie avevano certificato l’autenticità delle teste ritrovate. Il primo ad essere citato fu il capo restauratore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna che aveva scritto: “la testa fu tirata su nel tardo pomeriggio, dopo che per tutta la giornata erano venute alla luce pietre di mille tipi e dimensioni. Dunque era a grande profondità. ( !!) il blocco era coperto di melma difficilissima da rimuovere: i bisturi entrati nelle pieghe più nascoste della scultura ne tirarono fuori fango che dimostrava una permanenza decennale in acqua..” 😦 Tirarono in ballo poi un altro perito, docente di tecnica del marmo presso l’Accademia, che aveva certificato: “Il processo esecutivo appare quello tipico di Modigliani. L’ uso di un ugnetto molto piccolo per disegnare sopracciglia e occhi è evidente e di tale precisione che meritava una risposta migliore da parte della pietra. (quindi, se l’opera è brutta è colpa della pietra…) Il colore superficiale della scultura Modi 2, dopo pulitura, conferma che il processo di riduzione ha operato anche su questa e che quindi la sua permanenza nel fango si è protratta per tempi non precisabili, ma misurabili in decine di anni” (sic!) La vicenda volse in farsa. Si avvalorò sempre più la tesi della suggestione collettiva, si cercarono patetiche giustificazioni per salvare la faccia: uno degli studiosi chiamati in causa ammise candidamente di non essersi occupato per oltre trent’anni di Modigliani e di essere stato letteralmente trascinato ad autenticare le teste. Un altro ammise di essere stato dubbioso ma di essersi lasciato convincere: “Per tutti erano autentiche e io gli ho creduto” . La pietra tombale su ciò che rimane delle reputazioni di un numero incredibile di storici ed esperti d’arte la deposero Federico Zeri e Giuliano Briganti. Alla domanda “Ma i critici, professore?” Zeri rispose: “Cosa vuole: anche loro hanno voluto le luci dei riflettori. Pur di stare sulla ribalta si sono buttati avanti. Del resto sono tutti anziani, tutte persone al di sopra dei 75 anni che probabilmente hanno paura di finire nel dimenticatoio. Hanno fatto dichiarazioni grottesche. Ma le pare che Modigliani scolpisse simili lordure? Sembrano paracarri“. “La categoria dei critici, dunque, ne escì piuttosto male… ” riprese l’intervistatore “A me non dispiace. La ho sempre considerata una brutta categoria. E’ comunque una cosa triste: si sono fatti prendere dall’atmosfera da spettacolo”. “E i ragazzi professore?” “Facce intelligenti, argute e con quel tocco di cattiveria beffarda che è tutta livornese. A me piacciono molto…”

. Volevo far sapere come nel mondo dell’arte l’effetto dei mass media e dei cosiddetti esperti possa portare a prendere grossissimi granchi”, dichiarò. I “cosiddetti esperti” erano ridotti al silenzio.
Il sorriso era proprio finito, all’inizio di settembre, e non solo a Livorno.

Il ritorno in città dopo le ferie si era scontrato con una serie di rincari, a partire dal latte; le statistiche dicevano che da gennaio ad agosto i morti per droga erano saliti da 176 a 255 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Ma quella beffa del Fosso che aveva fatto piangere tanti incauti baroni dell’accademia, avrebbe provocato una risata salubre. Una risata a catena, per tutta l’Italia.

Perchè ho voluto scrivere questa storia oggi, in un giorno che non ricorda nessun anniversario del nostro Modigliani? Perchè ho letto una notizia che mi ha lasciata basita:

Un artista sardo, ha venduto la sua ultima opera per una cifra di 15 mila euro. Il dettaglio importante di questa storia è che la scultura di questo artista è invisibile e non c’è quindi nulla di fisicamente tangibile. Nessuno schermo o collegamento a qualche piattaforma internet ne permetterebbe la visione, perché si tratta del vero e proprio nulla.

“Rappresenta la nostra società, il nostro tempo, la fugacità dei nostri giorni, ma anche la fede che riponiamo anche in ciò che non vediamo o tocchiamo. Ha un impatto ambientale praticamente pari a zero e non può essere replicata, neanche attraverso le migliori tecnologie di cui disponiamo” ( lo credo bene, come si può riprodurre il niente? )In fondo, ha continuato l’artista, non diamo forse forma a un Dio che non abbiamo mai visto?”

No, via, finchè si scherza si scherza, ma questo signore mi sembra che esageri…. io mi ero tanto scandalizzata per le false teste di Modì, non posso dirvi quello che penso sull’autore di questa furbata, e sull’acquirente che ha speso ben 15 mila euro per un bel niente!!!!

Per favore non vi fate buggerare dai critici d’arte che spiegano l’impossibile, vi ho appena dato una dimostrazione che possono ben sbagliare. Quindi usate la vostra testa quando un’opera non vi convince e non fatevi plagiare da chi vuole solo guadagnare sulla credulità della gente!!!!

indignatamente vostra, Vitty.

Autore: vittynablog

Mi piace scrivere e condividere le mie idee con quelle degli altri

25 pensieri riguardo “O credente, o credulone.”

    1. Non lo metto in dubbio Luisa, quella beffa fece il giro del mondo! Putroppo nel mondo dell’arte, in special modo quella moderna troppi furbi vendono fischi per fiaschi, come quel sardo, furbissimo, che ha venduto la scultura del niente a ben 15 mila euro ! Questo lo ritengo un affronto all’intelligenza, sarebbe l’ora che la gente cominciasse ad usare il proprio cervello, invece di seguire i discorsi pieni di fuffa di certi critici d’arte!

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    1. Sono felice di sentirtelo dire Stefania!!! Se tutti cominciassero a prendere le distanze da certi furbi, queste prese per il bavero di presunte opere moderne, sparirebbero all’istante!!! Ancora non ci credo che qualcuno abbia speso 15 mila euro per un bel niente!!!!! Ciao carissima!!! ❤ ❤ ❤

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  1. sapevo di questa storia ma leggerne i dettagli è stato fantastico, bellissimo post. Come dici tu dovremmo credere meno a certi personaggioni che si spacciano come super esperti di qualcosa (che figura di merda mondiale in questo caso!!!) e forse avremmo dovuto ricordarci questo insegnamento anche guardando tutti questi scienziati super esperti di Covid che in questo anno si sono presi tutta l’attenzione dei media dichiarando tutto ed il contrario di tutto.

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    1. Grazie Nerogrigio per i complimenti al post! Mi sono dovuta dilungare per spiegare bene come erano andate le cose. Ho cercato di essere più precisa possibile perchè quando si parla di fatti e persone non si può improvvisare! Quello che manca nel post è la motivazione dei ragazzi livornesi autori della beffa. Quando i giornalisti chiesero perchè l’avessero fatto, risposero che, visto come Vera Durbè seguiva i lavori di dragaccio nella speranza di ritrovare le teste di Modigliani, decisero di fargliele trovare! Ma pensavano che una volta ripescate tutti si sarebbero accorti che era uno scherzo! Invece….invece la cosa sfuggì di mano e dato che uno di loro era figlio di un noto avvocato, decisero di uscire allo scoperto dichiarando che era uno scherzo, una beffa. Forse, ma questa è una mia opinione, se non avessero avuto le spalle ben coperte, non l’avrebbero passata tanto liscia!!!!

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    1. Concordo Giordano, in pieno. Sia per la crudeltà dello “scherzo” ( non l’ho mai considerato una goliardata, ma una vigliaccata bella e buona che se l’avesse fatto un comune mortale, avrebbe avuto anche delle conseguenze penali. Ma si sa quando uno ha le spalle coperte… ) sia per la saccenteria e vanagloria di certi critici d’arte!

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  2. La storia delle “teste di Modigliani” me la ricordo bene, perché all’epoca ero già grandicello.
    Dubito ancora oggi di molti capolavori, specialmente pittorici, che vengono attribuiti con molta disinvoltura agli artisti più svariati.

    “E’ comunque una cosa triste: si sono fatti prendere dall’atmosfera da spettacolo”
    Come i virologi oggi. Tale e quale.

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    1. Come si suol dire Andrea ” la carne è debole ” quindi anche quei signori critici non hanno resistito al desiderio di un po’ di fama a risonanza nazionale , anzi, mondiale visto l’artista del quale parlavano.

      Non parliamo di questi virologi che hanno detto tutto e il contrario di tutto, stando in televisione 24 ore su 24! Non se ne poteva più!!!!

      Ora speriamo di poterci godere l’estate in pace!!! 🙂

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    1. Lo credo Marisasalabelle, le tv e i giornali ne parlarono a lungo definendola sempre ” una beffa”. Io al contrario non c’ho mai trovato niente di divertente. C’è gente che c’è morta di crepacuore dalla delusione, tanto c’aveva creduto.

      Ma forse non c’ho trovato niente di divertente, perchè non amo gli scherzi, che vanno sempre a scapito di qualcuno!

      Ti auguro una buona serata! 🙂

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  3. Vitti grazie di aver ricordato la storia ampiamente descritta nel tuo post
    siamo toscani
    siamo anche un po’ strani come dicono i Pisani
    ci si massacra il giorno ma si va a ruba insieme la nitte
    Siamo eredi di grandi artisti di truffaldini e bontemponi
    siamo toscani

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    1. Ahahahah!!!! Proprio vero caro Andrea! Ecco perchè ci chiamano anche ” maledetti toscani! Ho trovato uno scritto in proposito di Curzio Malaparte, arguto giornalista e scrittore , al quale come si suol dire ” non cresceva l’erba in bocca ” Te lo giro :

      “Ma lo sapete dov’è la Toscana? Fate conto che l’Italia sia il Gòlgota; le vedete tre croci? Ci sono due ladroni con un altro tizio nel mezzo. Ecco: quello è la Toscana: Cristo fra due ladroni: quelli del nord e quelli del Sud. La Toscana sta in mezzo; ecco perché è diversa.

      Ecco perché i Toscani sono diversi, talmente diversi che quando nel 1870 la capitale del nuovo Regno d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma, sui muri della città apparve un manifesto:

      Torino piange quando il Prence parte

      E Roma esulta quando il Prence arriva.

      Firenze, culla di poesia e d’arte,

      se ne infischia quando arriva e quando parte.”

      Questo tanto per dare un’idea! Quindi portiamo con orgoglio la nostra toscanità, anche se ogni tanto ci fa esagerare con le cosiddette ” burle”.

      Ciao caro Andrea, buona festa della Repubblica!

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  4. Grazie Vitty per questo dettagliato bel post, che non so de inscriverlo fra quelli che hanno per tema “burla” o quelli con tema “prosopopea”.

    Da un lato i tre giovani che hanno voluto dare una fregatura ai sapientoni di turno e dall’altro gli onnipresenti esperti che della fregatura sono stati vittime.

    Quando frequentavo la scuola media a Catania circolava fra noi ragazzi (ma anche i siciliani sono tipi strani e spesso anticipatori del futuro) la seguente barzelletta

    Dio si affaccia dal Paradiso e vede il gran numero di persone che stanno sulla terra. Meravigliato chiama subito San Pietro e gli dice: “Pietro. guarda quanti uomini ci stanno laggiù sulla terra . . . ma come fanno a vivere?” E Pietro risponde: “Padre, è facile . . . uno ‘frega’ l’altro e così vanno avanti”.

    In ogni caso, domina nella fattispecie da te esaurientemente esposta, Vitty, il “castigat ridendo mores”. Peraltro, la “fregatura” fa parte della storia umana fin dalle origini, e forse credo che non cesserà mai di esistere: unica piccola salvezza è continuare a vivere ben sapendo però che essa è costantemente in agguato, sistemata inoltre nei migliori posti per colpirci. E non c’è vaccino che possa immunizzarci.

    Da ciò discende che è bene che si prenda consapevolezza che prima o dopo . . . Zàcchete!!!!!

    IMMUNIZZAZIONE ANTIFREGATURA
    (Che aggi’ a fa’?!)

    La mano alzi chi in questa vita
    non ha mai preso una fregatura,
    piccola, grande, oppure infinita:
    pensiamo ad Adamo, alla matura

    e dolce mela, che a lui imboccò
    la bella Eva, per non dir di Chi
    di un tal di nome Giuda si fidò,
    o di un altro che “Chicchirichì”

    al fin cantò . . . ed era un professore! ( 1 ) . . .
    o infin dei livornesi che un dì,
    creando un grandissimo scalpore,
    presero per sculture di Modì

    tre sassi riesumati da un fosso.
    Poi fregature . . . Ah, se le donne danno! . . .
    per cui di ciò immune io non posso
    mai dirmi . . . e di qualche lieve danno,

    con gioie pur che in mente resteranno.

    (Da dir che donna in ciò colpa non ha:
    è solo un fatto di D N A.
    E qui qualcuna, eh sì, mi lincerà!”)

    Nessun vaccino inoltre, ahimè, ci sta
    che mi immunizzi a lungo. Tutto qua!

    Son rassegnato, pur se un po’mi va.

    Quando si dice: “ Ma che aggi’ a fa’?! ”

    (Cassandro)

    ( 1 ) Immanuel Rat nel noto film L’Angelo Azzurro (1930)

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    1. Ho piacere Cassandro sapere che hai apprezzato la storia dettagliata di questa burla
      tutta livornese. Burla che a me francamente non ha mai fatto ridere. Ma forse perchè nelle mie vene scorre sangue toscano ma non livornese, essendo figlia di un incrocio di toscanità, con tanto di marito aretino. Quindi un po’ lontana dai guasconi livornesi.

      A parte questo, gli scherzi non mi piacciono. Non mi sono mai piaciuti e ne’ mi piaceranno. Anche perchè nascono sempre a scapito di altri che neanche si aspettano quelle prese di giro!

      Ma le barzellette mi piacciono eccome! E quella che girava quando eri studente delle medie a Catania, la trovo quanto mai simpatica e attuale!! Forse questo modo di fare è antico quanto l’uomo, ti pare?

      Invece…invece per i versi che hai scritto sulle fregature che ahimè bisogna aspettarsi dalle donne, permettimi di rimproverarti. Non si possono più sentire questi stereotipi, che la donna è falsa, che tradisce…. e allora, permettimi, gli uomini??? loro se tradiscono tanto sono degli apprezzati don Giovanni, le donne…lasciamo perdere!

      Questa tanto sbandierata parità di sessi non esiste proprio. Finchè si sottolineeranno la differenza dei comportamenti ‘permessi’ tra uomo e donna, non si potrà parlare di uguaglianza.

      La parità dei sessi dovrebbe passare anche dalla camera del letto. Non trovi?

      “(Da dir che donna in ciò colpa non ha:
      è solo un fatto di D N A.
      E qui qualcuna, eh sì, mi lincerà!”)”

      No, nessun linciaggio, ma un piccolo chiarimento Dato che siamo uomini e donne, quindi umani, il D N A riguaderà tutti…e mica siamo una specie diversa…

      Ciao e buona serata! 🙂

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